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  • Il racconto di Simona e Valeria
Soltanto negli ultimi anni la scienza ha dato conferma di un fatto a lungo ignorato: una grande quantità di gravidanze, che terminano con la nascita di un individuo, sono iniziate con due o più embrioni. 
Molti di noi sono gemelli superstiti senza saperlo, perché il fenomeno — noto anche come gemello evanescente — spesso non lascia tracce. Vivono dunque una vita segnata da un vuoto incolmabile, un trauma di cui non sanno, ma che causa una notevole sofferenza. 
Rabbia, senso di colpa, senso di solitudine, abbandono, inadeguatezza, tristezza, desiderio di morte: sono tutti sintomi di questa sindrome. Guarire è possibile solo restituendo il posto al gemello scomparso, scegliendo di vivere anche per lui, onorando il suo sacrificio. 

Simona e Valeria, le prime due storie di questo lungo, emozionante, straordinario percorso di ricerca, guarigione, consapevolezza. 

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  • La storia di Oriella
«La malattia non esiste in sé. Ha sempre una motivazione. Possiamo scegliere dei canali differenti, delle malattie, ma il fine è sempre la morte. Quindi, risolvendo il problema alla radice, automaticamente si trasforma questo fenomeno. Guariamo, in realtà. Si guarisce l’anima e si risanano determinate parti di noi che non si ammalano più. Qualsiasi tipo di malattia è sempre generato da un trauma, mancanza, carenze, da qualcosa. La malattia in sé non esiste. È sempre la proiezione di un qualcos’altro.»

Ringrazio Oriella per aver accettato di raccontare il nostro percorso sul gemello scomparso e per la riflessione importante sulla malattia che condivido pienamente.


La malattia non esiste in sé




















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